VINCENT VAN GOGH: i mangiatori di patate, 1885 OLIO SU TELA |
Perché mangiatori di patate ? Perché il mangiare è proprio la forma di comunione più intima, l’interiorizzazione di un mondo che accomuna tutti intorno al tavolo, la soddisfazione di utilizzare il frutto dell’interazione del proprio lavoro, delle proprie mani e della propria terra.
Nella scena raffigurata ne I mangiatori di patate l’uomo più anziano offre, tenendola nella a mano una patata alla moglie: è un gesto umile, ma pieno di orgoglio e di affetto.
La patata quasi si confonde con la mano; i vestiti, i visi, le mani, i colori scuri e sporchi sanno di terra e di patate . L’atmosfera non è triste, ma serena, i visi sono pieni di dignità.
Con I mangiatori di patate Van Gogh non affronta la questione sociale, ma attraverso le patate c’è l’amore per la terra, o meglio l’identificazione con essa.
Le stesse forme dei visi, spigolosi, un po’ irregolari, bitorzoluti, le mani nodose, ricordano le forme delle patate e mostrano i segni della fatica quotidiana con cui l’uomo, attraverso il lavoro manuale interagisce con la natura e si trasforma. In questo caso la natura è la terra, che bisogna scavare per tirar fuori le patate con le proprie mani.
Le patate sono radicate nella terra e quando le tiri fuori si sente il calore, la consistenza della terra in cui sono “infarinate”, che dà una forte sensazione tattile. Le patate sono quello che unisce la famiglia, si sente la comunione delle persone che si scambiano i sentimenti tramite questa unione con la terra ed i suoi frutti più profondi, da raccogliere appunto scavandola.
Nella rappresentazione della famiglia dei mangiatori di patate siamo infatti in un’atmosfera profondamente umana, una sintesi tra materia e spirito, che coinvolge non solo tutti i sensi con la forma, il colore, il tatto, ma anche i sentimenti in un’atmosfera di comunione quasi tattile. Si sente la comunione con la terra, con il corpo e tra persone che hanno la stessa esistenza, che affrontano la stessa vita, condivisa ed accettata, con umiltà, ma con consapevole dignità, anche se con atteggiamento differente. Alle ingenue aspettative, espresse dallo sguardo spalancato della giovane donna al centro del la famiglia, fa da contrappunto la rassegnazione al proprio destino della donna più anziana, che versa il caffè, rifugiandosi quasi in un suo rito.
I mangiatori di patate quindi hanno la stessa storia e condividono lo stesso destino. La fanciulla di spalle non si vede; forse perché non ha ancora sul volto e sulle mani i segni del proprio lavoro, ma si indovina che ha lo stesso destino degli altri, quel destino che lei vede riflesso nella comunione familiare dei mangiatori di patate, alla luce fioca, umile, ma viva della lampada.
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